Noi tutti siamo cercatori e la nostra meta è la stessa: ottenere pace interiore, luce e gioia, diventare inseparabilmente una sola cosa con la sorgente e condurre una vita piena di vera soddisfazione.
Vivere nella gioia è vivere la vita interiore, la vita che porta all’autorealizzazione. L’autorealizzazione è la realizzazione di Dio, perché Dio non è altro che la divinità che è in profondità in ciascuno di noi, che aspetta di essere scoperta e rivelata. Possiamo riferirci a Dio anche come Pilota Interiore o Supremo. Indipendentemente dal termine usato, intendiamo l’Altissimo dentro di noi, la mèta ultima della nostra ricerca spirituale.
Una persona spirituale dovrebbe essere una persona normale, una persona integra. Per raggiungere Dio, una persona spirituale deve essere divinamente pratica nelle sue attività quotidiane.
Nella praticità divina condividiamo la nostra ricchezza interiore. Percepiamo la motivazione divina dietro ogni azione e ne condividiamo il risultato con gli altri.
La spiritualità non nega la vita esteriore. La vita esteriore dovrebbe essere la manifestazione della vita divina in noi.
Da: Sri Chinmoy - "Le ali della gioia"
Concentrazione significa essere vigili, stare in guardia interiormente. Ci sono dei ladri intorno a noi e dentro di noi: paura, dubbi, preoccupazioni e ansietà sono ladri interiori che cercano di rubare la nostra imperturbabilità interiore e la pace della mente.
Quando impariamo a concentrarci, è molto difficile per queste forze entrare in noi. Se il dubbio entra nella nostra mente, il potere della concentrazione lo farà a pezzi; se la paura entra nella nostra mente, il potere della concentrazione scaccerà la nostra paura. Per ora siamo vittime di pensieri non illuminati, oscuri e distruttivi, ma verrà un giorno nel quale, con la forza della nostra concentrazione, i pensieri che ci disturbano avranno paura di noi.
La concentrazione è la volontà dinamica della mente che opera in noi per farci accettare la luce e rifiutare l'oscurità. E’ come un guerriero divino in noi. È inimmaginabile ciò che la concentrazione può fare nella nostra vita di aspirazione: può facilmente separare il Paradiso dall'Inferno, così da permetterci di vivere nella delizia costante del Paradiso e non nelle continue preoccupazioni, ansietà e torture dell'Inferno, mentre siamo qui sulla terra.
La concentrazione è il modo più sicuro per raggiungere la nostra meta, sia che si tratti della realizzazione di Dio, sia che si tratti semplicemente della soddisfazione dei desideri umani. Un vero aspirante prima o poi acquisisce il potere di concentrazione, o per Grazia di Dio, o con la pratica costante, oppure grazie alla sua aspirazione.
La preghiera ci dona una vita piena di pace.
La meditazione ci dona un cuore bellissimo.
Io prego. Perché prego? Prego perché ho bisogno di Dio.
Io medito. Perché medito? Medito perché Dio ha bisogno di me.
Quando prego penso che Dio sia molto al di sopra di me, sopra la mia testa. Quando medito sento che Dio è profondamente dentro di me, nel mio cuore.
La preghiera dice: “Sono indifeso, sono impuro, sono debole. Ho bisogno di Te, o Signore Supremo, perché Tu mi dia forza, mi purifichi, mi illumini, mi renda perfetto, mi renda immortale. Ho bisogno di Te, o Signore Supremo”. La meditazione dice: “Signore Supremo, grazie alla Tua infinita Generosità mi hai scelto per essere il Tuo Strumento e manifestarTi qui sulla terra nel Tuo proprio modo, avresti potuto scegliere qualcun altro per svolgere il mio ruolo, ma mi hai concesso questa opportunità preziosa. Ti offro la mia costante gratitudine, il mio cuore di gratitudine”.
La preghiera è purezza: purifica la mente che è sempre soggetta a dubbi, paura, preoccupazioni, ansietà, ed è sempre assalita da pensieri e movimenti sbagliati. Quando preghiamo la nostra mente si purifica e la purezza aumenta la nostra ricettività verso Dio: in realtà la purezza non è altro che ricettività verso Dio. Ogni volta che preghiamo il nostro calice interiore si allarga sempre più e allora purezza, bellezza, luce e delizia possono entrare a giocare insieme nei più profondi recessi del nostro cuore.
La meditazione è luminosità: illumina il nostro cuore. Quando questo avviene l'insicurezza e l’incompletezza spariscono e noi cantiamo il canto dell'inseparabile comunione con la Coscienza Universale e Trascendentale. Quando il nostro cuore è illuminato, il finito in noi entra nell'Infinito e diventa l'Infinito stesso, la schiavitù di millenni ci abbandona e la libertà della Verità e della Luce infinita ci danno il benvenuto.
La preghiera dice a Dio: “O Beneamato Supremo, Tu sei mio, Ti reclamo come mio proprio, veramente mio. Concedimi le Tue qualità divine in misura illimitata, così che io possa essere un Tuo strumento perfetto qui sulla terra”. La meditazione dice a Dio: “O Beneamato Supremo, sono Tuo, puoi utilizzarmi secondo la Tua dolce Volontà in ogni momento, per tutta l'Eternità. Appaga Te Stesso attraverso me qui sulla terra e lassù in Cielo”.
La migliore definizione di preghiera è praticarla giornalmente.
La migliore definizione di meditazione è sperimentarla con tutta l'intensità dell'anima.
La migliore definizione di Yoga è viverlo con sincerità.
La migliore definizione di Dio è amare Lui e Lui solo, incondizionatamente.
La preghiera è qualcosa di assolutamente intenso ed elevante. Quando preghiamo, sentiamo che la nostra esistenza è una fiamma ben focalizzata che si eleva verso l’alto. Dalla testa ai piedi il nostro intero essere invoca e chiama l’innalzamento. La natura propria della preghiera è raggiungere Dio, salendo. La meditazione è qualcosa di ampio e vasto che alla fine si espande dell'Infinito.
Quando meditiamo, ci lanciamo in un'ampia espansione, in un mare infinito di pace e beatitudine, o diamo il benvenuto alla Vastità infinita dentro di noi. La preghiera eleva, la meditazione espande. La meditazione cresce e si espande costantemente in pace, luce e delizia: quando meditiamo vediamo, sentiamo e cresciamo gradualmente nell'intero universo di luce e delizia.
La concentrazione dà il messaggio della vigilanza,
La meditazione dà il messaggio della vastità,
La contemplazione dà il messaggio dell’inseparabile unità.
Se meditiamo su una qualità specifica, come la luce, la pace o la beatitudine, oppure se meditiamo in modo astratto sull'Infinità, l'Eternità o l'Immortalità, sentiremo sempre dentro di noi un treno espresso che corre in avanti. Meditiamo sulla pace, la luce o la beatitudine mentre il treno espresso si muove costantemente: la nostra mente è calma e silenziosa nella vastità dell'Infinità, ma vi è un movimento, il treno si muove senza fine verso la meta. Noi immaginiamo la meta e la meditazione ci conduce là. Nella contemplazione non è così. Nella contemplazione sentiamo profondamente in noi l'universo intero e la meta più lontana. Sentiamo che teniamo dentro di noi l'universo intero con tutta la sua luce, pace, beatitudine e verità infinite; non vi è pensiero, né forma, né idea. Nella contemplazione tutto si confonde in un flusso di coscienza. Nella nostra più elevata contemplazione sentiamo di non essere nient'altro che la coscienza stessa, siamo uno con l'Assoluto, mentre,
durante la meditazione più elevata, nella nostra coscienza c'è un movimento dinamico in avanti, siamo pienamente consapevoli di quello che sta accadendo nel mondo interiore ed esteriore, ma non ne siamo influenzati. Anche nella contemplazione non siamo influenzati da ciò che succede nel mondo interiore ed esteriore: la nostra intera esistenza è divenuta parte integrante dell'universo che portiamo profondamente dentro di noi.
Testi da: SriChinmoyLibrary.com